Notizie Flash: 2/a edizione- L'economia (2)

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AdnKronos
(AdnKronos) - "No alle svendite, sì alla nazionalizzazione". A ribadirlo è l'Usb in vista dell'avvio del confronto al Mise, il 20 luglio prossimo, con la cordata di Arcelor Mittal sul futuro del complesso industriale dell'Ilva e degli stabilimenti di Genova e di Taranto. Per giovedì prossimo, la sigla sindacale ha proclamato uno sciopero di 24 ore e indetto un presidio davanti al ministero dello Sviluppo economico, anche con la presenza dei lavoratori di Alitalia, oltre a quelli della Piaggio, della Tecnomessapia e a delegazioni di altre aziende in crisi. Usb "ha già espresso in modo netto e chiaro - sottolinea in una nota - tutte le proprie contrarietà a un'offerta che lascia forti dubbi sulla produzione futura e che contempla già migliaia di esuberi nonché la rivisitazione dei contratti di lavoro. Dal 2012 rivendichiamo la nostra opposizione all'intero processo di vendita, non solo perché si tratta di uno degli ultimi grandi settori strategici dell'industria manifatturiera del nostro Paese, ma perché non ne garantirebbe il rilancio e scarica l'enorme problema del risanamento aziendale sulla collettività. Un metodo che è già fallito proprio all'Ilva, così come dimostrato dalla drammatica attualità anche in Alitalia e a Piombino, così come in altre realtà italiane". "Come accade troppo spesso, i nostri timori si sono dimostrati fondati. E' ormai urgente - dice l'Usb- che questo Paese si doti di una politica industriale, inesistente da decenni, attraverso investimenti pubblici che tutelino la salute, la produzione e l'occupazione dei lavoratori. Non prendere in considerazione la nazionalizzazione è una decisione politica del governo, tanto ideologica quanto inaccettabile. Un governo che stanzia decine di miliardi per salvare banche private, come MPS e le banche venete, fallite per le operazioni speculative portate avanti da imprenditori privati, ma non permette che lo Stato spenda un centesimo per salvare i posti di lavoro. In queste condizioni l'avallo alla svendita dell'Ilva al colosso industriale, anche con la parziale limitazione del danno, sarebbe un grave errore che sarebbe pagato dai lavoratori e dal paese nel prossimo futuro".

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