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Imprese: Fondirigenti, solo 60% investe in formazione, 73% in Ue

in 2020 un terzo competenze obsolete

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AdnKronos
Roma, 22 nov. (Labitalia) - In Italia gli investimenti in formazione stanno crescendo, per quanto restino ancora al di sotto delle medie europee, soprattutto per quanto riguarda le pmi. Le imprese che fanno formazione sono il 60.2% a fronte di una media europea del 72,6%. Grazie al ruolo dei fondi interprofessionali dal 2005 al 2015 il numero di imprese formatrici è quasi raddoppiato e, questo, nonostante un eccesso di burocrazia che rende più difficile investire in innovazione e sviluppo. Gli asset più gettonati dalle iniziative formative riguardano i big data, la cybersecurity, il marketing digitale e l’automazione di processo. E' quanto emerge da uno studio di Fondirigenti presentato in occasione di 'Diventiamo Futuro', organizzato dal fondo interprofessionale per la formazione dei manager nato 20 anni fa per iniziativa di Confindustria e Federmanager. Evoluzione del mercato del lavoro, formazione e digitalizzazione dei processi.Nel 2020 più di un terzo delle competenze attuali saranno obsolete. Il 50% dei nuovi nati nei Paesi industrializzati ha un’aspettativa di vita superiore ai 100 anni. Da questo ne consegue che gli investimenti in formazione e capitale umano sono alla base dello sviluppo economico e sociale. In questo contesto i millennial giocano un ruolo chiave dato che rappresentano il vero 'passaggio generazionale' per l’azienda e sono in grado di gestire quello sviluppo tecnologico che ne determina il successo competitivo. L’iniziativa che lanciamo, sottolinea il presidente di Fondirigenti, Carlo Poledrini, "vuole creare un’occasione concreta per permettere a 100 giovani di diventare leader del Paese, partendo dalle opportunità fornite dal mondo dell’impresa, offrendo loro occasione di formazione internazionale, per consentire loro il rientro nel nostro Paese, per farlo crescere anche attraverso le nostre aziende". "Siamo stati tra i primi ad investire fortemente in industria 4.0, destinando a questo importante asset la quasi totalità delle risorse del triennio 2016-2018 per oltre 30 milioni di euro. Grazie a questo impegno abbiamo supportato manager e imprese nel passaggio dall’analogico al digitale, contribuendo anche ad un ammodernamento dell’offerta del nostro sistema formativo", aggiunge.Secondo il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, "questo dato di fatto conferma l’importanza di puntare ancora su Industria 4.0 senza depotenziare strumenti che hanno avuto effetti positivi sull’economia reale proprio adesso che occorre raccogliere i frutti degli investimenti fatti. Formazione dentro e fuori le fabbriche e un piano per l’inclusione dei giovani nel mondo del lavoro sono altre due leve indispensabili per costruire le imprese del futuro". L'innovazione, sottolinea Stefano Cuzzilla, "richiede un aggiornamento costante delle competenze manageriali: non basta più essere bravi ingegneri, o bravi direttori di stabilimento, o essere esperti delle nuove tecnologie". "Occorre dotarsi - avverte - di un mix di competenze tecniche e trasversali per sostenere il cambiamento. I nostri colleghi stanno affrontando una trasformazione epocale, che riguarda il ruolo stesso del manager in azienda. L’azione di Fondirigenti in questo senso è strategica e sta aiutando migliaia di manager e di imprese a essere più competitivi nel mercato globale". La rapidità con cui cresce l’innovazione tecnologica ha un impatto determinante sul mondo del lavoro che può determinare lo sviluppo di nuove figure professionali ma contemporaneamente anche l’obsolescenza di altre. Il 65% dei bambini che attualmente frequentano la scuola dell’infanzia, quando sarà cresciuto troverà impieghi in professioni che oggi ancora non esistono, questa la previsione lanciata durante il Forum di Davos e che pone il tema della formazione di dipendenti e manager al centro dello sviluppo dell’impresa. Ma l’Italia è ancora indietro su questi temi, in particolare per quanto concerne le imprese familiari che nel nostro Paese rappresentano più dell’85% del totale e circa il 70% dell’occupazione. Su 100 imprese, con meno di 10 milioni di fatturato, oggi solo 15 si avvalgono di dirigenti esterni alla proprietà. Tempo fa Prometeia ha calcolato che il 'premio' della presenza di manager esterni è dato da un differenziale di performance del 2,4% per il fatturato e del 2,6% per l’occupazione. Servono manager per accompagnare il ricambio generazionale delle imprese familiari, un quarto delle quali oggi sono guidate da leader che hanno più di 70 anni.Nel corso del convegno, inoltre, si è parlato concretamente del futuro che verrà e degli strumenti che possono favorire la crescita di nuove generazioni di manager impegnati e di talento. L’evento si è composto sostanzialmente di due momenti, al mattino c’è stata una sessione riservata ai giovani meritevoli ai quali è stata offerta un’opportunità di contatto reale con le imprese, nello spirito del ‘give back’ dei manager già affermati. Nel pomeriggio, invece, l’evento è stato aperto al pubblico e i vari momenti di incontro hanno permesso alle imprese di raccontare quali sono state le strategie intraprese per affrontare con successo le sfide portate da digitalizzazione e innovazioni tecnologiche, grazie al supporto di percorsi formativi realizzati con il supporto di Fondirigenti. Durante il dibattito che ne è seguito sono stati delineati i tratti salienti dei futuri manager e i gap formativi che dovranno essere colmati.

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