OLBIA. "Nella nostra società il fenomeno della violenza è trasversale, coinvolge tutte le classi sociali e tutte le età. Semmai quello che cambia è l'escalation dell'espressione della violenza che può manifestarsi in maniera più raffinata o più plateale", spiega Carmen Ghiani, psicologa della Asl di Olbia. "Bisogna ammettere, ahimè, che eventi brutali come quelli raccontati nelle cronache locali di questi giorni, consentono alla nostra società di prendere coscienza di un fenomeno, quello della violenza, ancora troppo sommerso che spesso non arriva nei Tribunali o davanti alle forze dell'ordine, ma, fortunatamente, approda negli ambulatori degli psicologi. Un passaggio che avviene solo quando le "vittime" che riescono a salvarsi fisicamente dal loro aggressore, sono psicologicamente distrutte e si rendono conto di aver bisogno di un supporto, esterno alla famiglia, per riprendere in mano la loro vite e quelle dei loro figli".
"Per questo - prosegue la psicologa - noi vogliamo dire a queste vittime che siamo a loro disposizione, perché insieme si può uscire da quello stato di prigionia e, solo insieme, si può affrontare quello stato di "vergogna" che a volte impedisce di reagire alla violenza, nella convinzione che la persona di cui ci siamo innamorate possa cambiare". Quello della violenza è un fenomeno che sempre più spesso, come dimostrano le cronache e gli studi del fenomeno, emerge maggiormente nei momenti "di crisi sociale", in quelle realtà dove "le certezze e i valori diventano sempre più instabili".
"Le donne, solitamente vittime, subiscono e sopportano la violenza nel momento in cui l'aggressore ha già minato il loro senso di identità e avvia un percorso di demolizione delle difese psicologiche, tanto da insinuare un elevato senso di colpa e di dubbio, sentimenti che rendono difficile per la vittima prendere atto della condizione di sopraffazione nella quale vive, che le impedisce di comunicarlo anche ai familiari più vicini", aggiunge la Ghiani. Per la vittima è indispensabile "superare la vergogna della condizione in cui si vive, raccontarla e farsi aiutare, perché un amore "malato" non è un amore "sano" e va curato, ma non da soli", ha concluso la psicologa Ghiani.