
Palermo, 7 mar. (AdnKronos) - "Si tratta di una vicenda vecchia, che avevo già ampiamente chiarito a suo tempo in sede giornalistica, dal momento che a sollevare il caso fu un articolo del settimanale L'Espresso del febbraio 2015 in cui erano riportate cifre inesatte e notizie incomplete. Questa indagine mi consente, comunque, di sgomberare una volta e per tutte, anche in sede giudiziaria, il campo da ogni equivoco, sospetto e maldicenza su una storia totalmente infondata". A dirlo è Antonio Ingroia, ex pm antimafia di Palermo e amministratore di Sicilia e-Servizi, indagato dalla Procura di Palermo per peculato. L'ex magistrato, interrogato questa mattina, avrebbe secondo i pm percepito indebitamente una serie di rimborsi per trasferte. "Oggi sono stato convocato in Procura a Palermo per dare spiegazioni - racconta Ingroia- e ho fatto presente ai magistrati il mio stupore perché la contestazione nei miei confronti si basa su una legge del 2006 abrogata nel 2008 dalla legge 133 (art. 61, comma 12)". Per quanto riguarda in particolare il cosiddetto premio di indennità da risultato, spiega ancora l'ex pm "si tratta di un riconoscimento previsto dalla legge in caso di raggiungimento di determinati obiettivi e serve a integrare una indennità certamente non commisurata alle grandi responsabilità in capo all'amministratore di una società come Sicilia e-Servizi, che gestisce svariate decine di milioni di euro ogni anno. Inoltre, va puntualizzato che il diritto all'indennità non me lo sono certamente attribuito io ma mi è stata riconosciuta dall'assemblea dei soci e segnatamente dalla Regione Sicilia".
Leggi anche