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Russia: dal Veneto si chiedono modifiche a sanzioni

economia
AdnKronos
Venezia, 4 apr. (AdnKronos) - Il Veneto è una delle realtà economiche maggiormente danneggiate dai regimi sanzionatori reciprocamente adottati dal 2014 tra l’Unione Europea e la Russia. Le imprese venete hanno registrato, specialmente in alcuni settori produttivi, perdita di esportazioni, calo delle produzioni, ricadute sull’occupazione con licenziamenti, difficoltà nella gestione delle aziende e nel riorientamento verso altri mercati. Alleviare questa situazione con proposte concrete da avanzare al Presidente del Consiglio dei Ministri è la finalità principale del Comitato regionale sulle problematiche delle sanzioni alla Russia che si è riunito oggi per la prima volta a Palazzo Balbi a Venezia sotto la presidenza dell’assessore regionale allo sviluppo economico Roberto Marcato, su delega del presidente Luca Zaia Tra il 2013 e il 2016, per l’effetto combinato delle sanzioni e della svalutazione del rublo conseguente al crollo del prezzo del petrolio, le esportazioni venete verso la Russia sono crollate soprattutto nei settori agroalimentare (oltre il 50% tra 2013 e 2016), comparto moda, meccanica, arredamento. Nel 2016, comunque, grazie alla svalutazione dell’euro e all’apprezzamento del rublo, si registra una lieve ripresa degli scambi commerciali, sia export (+ 3,4%), che import (+4,4%).“Che il tema sia molto sentito – ha sottolineato Marcato – è dimostrato dalla presenza al gran completo di tutte le componenti del mondo economico, sindacale e delle università che hanno condiviso la preoccupazione nei confronti delle sanzioni che sono state e continuano ad essere un problema enorme per il Veneto. Il danno infatti non si traduce solo nel calo dell’export, ma anche nella difficoltà di recuperare le quote di mercato che sono andate perse. Il Veneto, che è la regione che meglio sta uscendo dalla crisi economica in termini di PIL e di tasso di disoccupazione, di tutto ha bisogno fuorché di sanzioni e controsanzioni, che stanno gravando solo sulle nostre imprese, rispetto ad un mercato strategico come quello russo”.

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