
Pisa, 3 mag. (AdnKronos Salute) - Le persone più suscettibili all'ipnosi possono ridurre della metà l'intensità del dolore percepito. E' la conclusione di uno studio condotto da un'équipe di ricercatori delle università di Pisa e di Siena, del Cnr e del Gift Institute of Integrative Medicine di Pisa, pubblicato su 'Physiology and Behavior'. Il lavoro - spiega l'ateneo pisano - conferma e arricchisce quanto si conosce sul controllo del dolore, ed è il primo che confronta l'effetto di tecniche fisiche (analgesia condizionata) e cognitive (suggestioni esplicite di analgesia) in soggetti con diverso grado di ipnotizzabilità. Per gli autori il lavoro si presta a molteplici applicazioni cliniche, come ad esempio combattere il dolore sperimentato dai pazienti per piccole procedure mediche in ospedale, ma anche quotidianamente dalle persone affette da dolore cronico.Lo studio ha coinvolto 60 uomini e donne sani, con una suscettibilità all'ipnosi alta, media e bassa. Senza che fosse alterato il loro stato ordinario di coscienza, cioè in assenza di induzione ipnotica, le persone venivano sottoposte a scariche elettriche a una mano alle quali in alcuni casi si associava una suggestione verbale di analgesia o in altri tecniche fisiche note come analgesia condizionata. I ricercatori hanno quindi rilevato che, indipendentemente dall'aver ricevuto suggestioni di analgesia o induzione di analgesia condizionata, i soggetti con alti punteggi di ipnotizzabilità riferivano una riduzione media del dolore di circa il 50%, quelli con punteggi bassi di circa il 20% e quelli con punteggi intermedi di circa il 30%."In base a considerazioni cliniche - spiega Enrica Santarcangelo dell'università di Pisa, responsabile della ricerca - si considera rilevante una riduzione del dolore quando questa è almeno del 25-30%. Considerato che, secondo le stime più accreditate, il 15% della popolazione ha una suscettibilità all'ipnosi bassa, il 70% media e il 15% alta, questo significa che gran parte della popolazione (gli 'alti' e parte dei 'medi') riesce a controllare abbastanza bene il dolore attraverso strategie cognitive senza l'uso di farmaci. Lo studio ha prodotto risultati che aprono interessanti prospettive sul possibile utilizzo generalizzato di tecniche cognitive, per ridurre ad esempio, senza farmaci, il dolore 'da procedura' che i pazienti sperimentano durante la fisioterapia che segue immobilizzazioni e interventi ortopedici, o varie procedure strumentali. All'estero, contrariamente a quanto avviene nel nostro Paese, l'uso di tecniche cognitive per il controllo del dolore acuto, cronico e da procedura (compreso alcuni interventi chirurgici) è ampiamente diffuso".Lo studio - concludono i ricercatori - conferma quindi l'interesse che la valutazione della suscettibilità all'ipnosi può avere nella pratica clinica, perché conoscere il grado di ipnotizzabilità può incoraggiare l'uso di metodi di controllo cognitivo del dolore alternativi ai farmaci, economici e privi di effetti collaterali. Inoltre, la consapevolezza della propria capacità di controllare autonomamente il dolore può migliorare significativamente la qualità della vita di molti pazienti.
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