
Roma, 16 mag. (AdnKronos) - "Se questa operazione andrà a buon fine, come ritengo, non avrà nulla a che vedere con il concetto astratto di 'vittoria dell’italianità': Atlantia è una grande holding infrastrutturale italiana, con azionisti di controllo italiani, con sede legale in Italia e domicilio fiscale italiano. Con Abertis sarà sempre un gruppo italiano, ma con un socio importante spagnolo come la Caixa e nuove competenze industriali, tecniche e manageriali maturate dal gruppo spagnolo su mercati in cui Atlantia aveva posizioni marginali. Più che il passaporto, è la proiezione globale ciò che conta: per i manager, per i soci e per il mercato". Ad affermarlo, in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore', è l'ad di Atlantia, Giovanni Castellucci.L'ingresso di un nuovo socio spagnolo forte, con una quota minore di quella dei Benetton ma di oltre il 20% del totale, non significa "affatto" preparare il terreno a ulteriori diluizioni: "se fosse come dicono le chiacchiere -sottolinea Castellucci-, pensa che avremmo offerto un premio del 20%, quindi più che serio e generoso, agli azionisti di Abertis in cambio delle loro azioni? Questo è un progetto che si basa su una visione industriale di lungo periodo: sia per i soci, sia per i manager". "A mio avviso -rileva ancora l'ad di Atlantia-, qualcuno deve aver fatto confusione tra due concetti diversi che si esprimono con parole simili: internazionalizzazione non significa vendita all’estero". Per Atlantia e per le controllate, aggiunge, "significa da un lato avere soci forti esteri nel capitale, come sono i fondi sovrani di Cina e Singapore, ma dall’altro lato significa non dover dipendere dall’andamento di un solo mercato, in primis quello nazionale".
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