
Parigi, 5 giu. (AdnKronos) - L'economia italiana "è in una situazione catastrofica" ma il problema "non è legato alla situazione dei conti pubblici (il rapporto deficit/pil dovrebbe essere inferiore al 2% e si finanzia senza difficoltà presso gli investitori domestici italiani) ma alla situazione delle imprese": le aziende italiane "hanno massicciamente sotto-investito dall'inizio degli anni 2000. In vent'anni il volume dei loro investimenti è aumentato del 40% contro il +90% in Francia e in Germania e il +150% in Spagna". E questo "spiega il calo di circa il 5% dall'inizio degli anni 2000 della produttività in Italia". A sostenerlo è il Chief economist e membro del Comitato esecutivo della banca Natixis, Patrick Artus in un articolo pubblicato oggi sul sito del quotidiano economico transalpino 'Les Echos' intitolato 'le cause profonde della crisi italiana' che fa il punto sull'attuale situazione economica dopo l'impennata dello spread. La stagnazione della produttività, spiega ancora Artus, "spiega la debolezza della redditività delle aziende che, associata alla difficoltà delle banche, ha costretto le aziende a ridurre i loro investimenti creando un circolo vizioso: produttività debole, redditività debole, investimento debole, produttività debole". E questo, rileva l'economista francese, "spiega anche il calo della competitività costo e la riduzione delle quote di mercato all'esportazione dell'Italia". Dal 1996, osserva, "le esportazioni (in volume) dell'Italia sono aumentate del 70%, quelle della Francia del 130%, il commercio mondiale del 170%, le esportazioni della Germania del 230%. Con l'assenza di un guadagno in termini di produttività e l'invecchiamento demografico, la crescita nel lungo termine (potenziale) dell'Italia è nullo: è quindi impossibile aumentare i salari o le spese pubbliche".
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