
Roma, 4 lug. (AdnKronos Salute) - Un'abitudine irrinunciabile per molti, specie in estate. Ebbene, la necessità di bere prima di addormentarsi potrebbe essere indotta dall'orologio biologico per prevenire la disidratazione nelle ore notturne. Uno studio canadese pubblicato su 'Nature', condotto finora soltanto sui topi, sembra suggerire che dietro la necessità di bere prima di andare a letto ci sia lo zampino dell'orologio biologico. I ritmi circadiani stimolerebbero preventivamente i neuroni della sete, per prevenire un'eventuale, successiva disidratazione nelle ore notturne. E' quanto riporta In a Bottle (www.inabottle.it) in un focus su sonno e idratazione.I ricercatori della McGill University di Montréal sapevano da precedenti studi che i topi aumentano la quantità di liquidi assunti prima del riposo notturno, anche se non hanno realmente bisogno di bere. Per capire il motivo di questa abitudine, comune anche nell'uomo, hanno per prima cosa limitato l'accesso all'acqua ai roditori. La mattina seguente li hanno trovati un po' disidratati: la prova che bere prima del riposo è necessario per prevenire la disidratazione nelle ore in cui si è inerti; deve esserci dunque un meccanismo biologico che induce la sete prima del sonno, anche se il corpo è già idratato a sufficienza.I ricercatori hanno quindi ipotizzato che il nucleo soprachiasmatico, un gruppo di neuroni dell'ipotalamo responsabile della regolazione dei ritmi circadiani, sia in grado di comunicare con i neuroni della sete attraverso la vasopressina, un neurotrasmettitore che mantiene costante il volume della parte liquida del sangue. Usando cellule sentinella che 'si accendono' in contatto con specifici neurotrasmettitori - in questo caso con la vasopressina - il team ha verificato che, quando il nucleo soprachiasmatico è stimolato elettricamente, la vasopressina viene rilasciata in grandi quantità. Ulteriori ricerche hanno stabilito che è la vasopressina ad attivare i neuroni della sete, spingendo i topi a idratarsi prima di dormire.L'orologio biologico sembra dunque in grado di prevedere quando inizierà il sonno e di spingere il cervello ad attrezzarsi per fare incetta di liquidi, ed evitare la disidratazione nelle ore notturne. Se anche nell'uomo funzionasse così, la ricerca avrebbe implicazioni importanti nello studio dei disturbi dei ritmi circadiani, per esempio quelli dovuti al jet lag.
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