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Versace: Aidaf, non solo cessioni, il family business cresce all'estero

economia
AdnKronos
Milano, 25 set. (AdnKronos) - Il 40% delle aziende italiane della moda con fatturato superiore ai 100 mil sono in mano straniera (dati r&s) e negli ultimi anni le cessioni sono state clamorose, da Gucci a Valentino, da Loro Piana a Krizia. L'ultima, oggi, Versace, venduta per 1,83 mld all'americana Michael Kors. Tuttavia, quasi una su cinque delle 300 aziende familiari più performanti delle circa 2.700 presenti in Italia con fatturato superiore ai 50 milioni di euro ha fatto acquisizioni negli ultimi anni. E "sarebbe limitativo e ingiusto valutare il capitalismo familiare italiano solo a partire dal settore della moda", spiega Dario Voltattorni, direttore esecutivo di Aidaf, l'associazione delle aziende familiari italiani. Secondo gli ultimi dati dell'Osservatorio Aub dell'Università Bocconi, è aumentato del 54% tra 2007 e 2015 il numero di aziende che è internazionalizzata con investimenti diretti all'estero. "Negli ultimi tempi, quindi, più di quanto si potesse immaginare in passato e fino a qualche anno fa - sottolinea Voltattorni in un'intervista all'Adnkronos - è cresciuto il numero di aziende italiane che crescono comprando gruppi all'estero". Se è vero quindi che l'imprenditorialità italiana sembra un po' infiacchita rispetto al passato, ci sono società meno note che si impongono anche all'estero. Di recente anche nel lusso, con Piquadro che ha comprato la francese Lancel e Zegna l'americana Thom Browne. Voltattorni porta poi l'esempio di altre due aziende familiari italiane che stanno crescendo comprando gruppi esteri: la Fila dei Candela, che ha comprato un'azienda americana, oppure la Epta della dinastia dei Novicelli, che ha raddoppiato in dieci anni il proprio fatturato attraverso anche acquisizioni realizzate all'estero. Resta il fatto che, secondo i dati dell'Ice contenuti nel rapporto 'Italia Multinazionale', nel periodo 2005-2016 le iniziative di investimento cross-border delle imprese italiane risultano inferiori del 20% rispetto a quelle della Spagna, meno della metà di quelle della Francia e a meno di un terzo di quelle di Germania e Regno Unito. Il gap rispetto ai principali paesi europei non sembra ridursi nel tempo, anche se il numero medio di iniziative, scrive l'Ice, è cresciuto da meno di 400 per anno nel periodo 2005-2012 alle 487 per anno del periodo 2013-2016, grazie soprattutto alle 522 iniziative del 2013.

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