
(AdnKronos) - Altro fronte poi è quello parlamentare. Dalle parti del neo segretario si conferma che non c'è alcuna intenzione di toccare i gruppi parlamentari. "Cosa che peraltro non è di nostra competenza". Certo il rapporto con i gruppi, a trazione renziana specie al Senato, rappresenta un'incognita per Zingaretti. E già oggi è andata in scena la prima parte di un film che rischia di avere diverse repliche al Nazareno: il braccio di ferro tra renziani e zingarettiani. O, comunque, tra nuova e vecchia maggioranza nel Pd. A fare da scintilla la scelta della delegazione parlamentare da mandare in Assemblea, affidata ai gruppi. Si tratta indicare un centinaio tra deputati, senatori e europarlamentari. Una scelta alla fine rinviata, ma dopo qualche polemica. Al mattino, infatti, a Montecitorio e palazzo Madama arriva la proposta di mandare tutti i parlamentari in Assemblea. Tutti parlano di 'lodo Franceschini': un modo per evitare conte e uno sgradevole 'chi sta con chi' a pochi giorni dal Congresso, è il senso. Alla Camera si decide quasi subito di rinviare la riunione, una scelta che di fatto apre al 'lodo Franceschini'. Al Senato, dove i renziani sono più combattivi, no. E la riunione del gruppo già convocata viene confermata. "Si sono rimangiati un accordo già fatto, che prevedeva 21 senatore a noi e 9 a loro", spiegano i renziani. "Hanno bisogno di posti perchè devono accontentare tutti", dice uno dei senatori più vicini al vecchio segretario accusando la nuova maggioranza congressuale. Dopo aver fatto il punto a palazzo Madama (anche se con assenze a partire da quella di Matteo Renzi stesso e di qualche 'ortodosso' come Davide Faraone) i renziani decidono di tenere il punto: "Zingaretti deve chiedere formalmente il rinvio della riunione", è la 'missiva' che viene inviata al primo inquilino del Nazareno. Alle 18, in apertura del Gruppo, Andrea Marcucci annuncia: "Ho ricevuto formale richiesta dal nuovo segretario di rinviare l'approvazione della lista di senatori per l'Assemblea". Alla fine si decide per un rinvio di una settimana: "Senza polemiche", assicura più di un senatore. Ma anche senza un accordo preciso. Così, sono diversi i senatori renziani che sottolineano: "Per noi l'accordo resta quello e il gruppo dovrà votare".
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