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Alimenti: Eurispes, millennials sempre più informati e attenti alla salute

salute
AdnKronos
Roma, 20 nov. (Adnkronos Salute) - Sempre più informato e consapevole, alla ricerca di innovazione e piacere così come di salute, e che acquista prodotti certificati ma non si fida più solo di un bollino. I consumatori 4.0 non hanno più fame, ma appetito, e questo è saziato nella loro mente più che nella loro pancia. Questa la fotografia che emerge dall'analisi, condotta tra i millennials, dal titolo 'I consumi alimentari: conoscere per agire', realizzata dall'Osservatorio cibi, produzioni, territorio (Cpt) di Eurispes, Uci e Univesitas Mercatorum che ha raccolto dati, approfondito fenomeni legati al mercato del mondo alimentare, e osservato come cambiano le abitudini alimentari dei consumatori. Tra i millennials, dunque, l’analisi delle opinioni sulla qualità del cibo viene declinata secondo cinque direttrici di senso: sicurezza alimentare, qualità ambientale della terra d’origine dei prodotti, naturalità dei processi di produzione, contenuto salutistico dichiarato, sostanza laica della qualità. Nell’ambito della sicurezza alimentare, secondo il 64,8% dei giovani intervistati un cibo è di qualità se 'lo mangio e non fa male'; al contempo, il 63% ritiene che sia di qualità se 'ci stanno poche cose dentro'; il 56,3% lega la qualità del cibo al fatto che 'l’etichetta sia fatta bene'; poco più della metà ritiene che un cibo sia di qualità se 'è di stagione'. Dunque, la sicurezza alimentare è un elemento importante nella scelta dei prodotti e l’etichetta è fondamentale per convogliare le informazioni necessarie a rassicurare il consumatore.In tema di qualità ambientale della terra d’origine dei prodotti, un cibo è di qualità se 'c’è una certificazione ambientale del luogo' per quasi la totalità degli intervistati (98%); 'si sa da dove viene' per il 93,7%; 'il luogo d’origine è bello e ben tenuto' per quasi otto su dieci (78,8%); 'è lontano dai grandi centri abitati' solo per tre su dieci (29,4%). La qualità ambientale intrecciata alla consapevolezza dell’origine dei prodotti è un fattore di estrema importanza in Italia: è, infatti, nel cibo che molte persone riscoprono l’importanza del territorio e della salvaguardia ambientale.Passando al tema della naturalità dei processi dei prodotti, secondo il campione preso in esame, un cibo è di qualità se 'è certificato bio' per l’84,7%, con una differenza di dieci punti tra le opinioni delle donne (89,6%) e quelle degli uomini (79,6%); 'segue processi produttivi certificati' per otto su dieci (81%); 'è fatto come una volta' per il 67,4%; solo il 57,9% ritiene che sia di qualità se 'è fresco'. Dunque, la certificazione biologica è un punto di partenza e un riferimento per molti e le donne sono generalmente più affini al consumo di questo tema.Per quanto riguarda l’aspetto del contenuto salutistico dichiarato, il cibo è di qualità se 'svolge funzioni positivi per l’organismo' secondo la quasi totalità degli intervistati (97,8%); 'gli vengono tolte sostanze nocive' per il 94,5%; 'è additivato con ingredienti salutistici' per il 75,2%.La relazione tra cibo e salute, in questo caso, è vista come positivo-preventiva: i millennials non vogliono mangiare solo un prodotto non nocivo, ma un prodotto che tenga il passo della ricerca scientifica alimentare e che aiuti a mantenere uno stato di efficienza fisica e mentale. Infine, per quanto riguarda la cosiddetta sostanza laica della qualità, quasi sei su dieci (57,9%) ritengono che un cibo sia di qualità se 'è fatto in piccole quantità'; poco più della metà (51,4%) crede che lo sia se 'è sul mercato da molto tempo'; solo il 47,8% crede sia di qualità se 'si sa come è stato fatto'. Sia gli uomini che le donne ricercano prodotti innovativi, ma restano anche fedeli a prodotti storici.

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