OLBIA. E' un botta e risposta fatto attraverso i mezzi di comunicazione, quello tra i rappresentanti provinciali della Cisl e della Usb e il Comitato dei Dipendenti delle Province Sarde. L'oggetto del contendere non è cosa da dopo: si tratta di posti di lavoro che sono a rischio. In risposta ad una nota stampa diffusa il 25 agosto dalla rappresentante della Cisl Funzione Pubblica Gallura, Alma Viola e dal rappresentate dell'Unione Sindacale di Base, Antonio Satta, il Comitato dei Dipendenti delle Province Sarde diffonde un comunicato stampa nel quale si sottolinea che: "Il Comitato dei dipendenti delle Province sarde è nato spontaneamente, non in contrasto con i sindacati ma certamente a causa del silenzio e dell'assoluta disattenzione degli stessi sindacati, con l'unico fine di tutelare, nel processo di riforma istituzionale regionale, non solo competenza e professionalità ma soprattutto la posizione lavorativa dei dipendenti di ruolo". "L'operazione dell'Agenzia Regionale al Lavoro sui Centri Servizi per il Lavoro - si legge scorrendo la nota - presenta violazioni di norme palesi e assunte nell'assoluto silenzio di chi, invece, dovrebbe tutelare anche i dipendenti di ruolo delle Province. Non riteniamo che debba essere il Comitato a dover denunciare irregolarità procedurali, cosa che in effetti più di un dirigente delle Province sarde ha correttamente fatto, esprimendo il proprio parere negativo nel rispetto delle norme e della legge".
"Non si vuole contrastare il lavoro dei colleghi precari, ma contestare le procedure della Regione che violano principi e regole alle quali, invece, tutti i dipendenti pubblici sono vincolati nel proprio percorso lavorativo. Perché, al contrario di ciò che si dice in giro, le discriminazioni nei loro confronti sono evidenti e avranno ripercussioni non solo in questo periodo transitorio ma anche nel prossimo futuro. Discriminazioni che coinvolgono colleghi di ruolo, che per 20 o 30 anni hanno svolto il proprio servizio nella categoria per la quale hanno vinto un concorso e ora si trovano a dover vivere una situazione lavorativa di disparità assoluta, sia nella retribuzione che nel livello professionale: ma quando mai i dipendenti pubblici sono stati inquadrati sulla base del titolo di studio e non al servizio svolto, giusto per intenderci e senza entrare davvero nel merito. Il punto sostanziale non è il fatto che il Comitato debba o non debba essere riconosciuto, ma che tutti, sindacati e politica in primis, dovranno prima o poi confrontarsi sulle proposte e sulle questioni che il Comitato porrà all'attenzione di tutti i dipendenti delle Province".
"I dipendenti di ruolo delle Province Sarde saranno costantemente informati di decisioni e comportamenti che incideranno sul proprio futuro e, su questi fatti e solo su questi, chi non lo ha ancora fatto dovrà confrontarsi. Confermiamo ancora una volta - conclude il comunicato del Comitato dei Dipendenti delle Province Sarde - che il Comitato si pone a fianco dei Sindacati, delle RSU e della politica con l'unico scopo di portare sul tavolo problematiche sinora sottaciute e, probabilmente, sconosciute anche a chi dovrà decidere del nostro futuro. Tutto ciò senza alcuna pretesa di prevaricare ruoli che spettano ad altri. Chiediamo però di essere parte attiva in un processo che per forza di cosa ricadrà sui dipendenti di ruolo, che sono interessati in prima persona e vivono la situazione non come spettatori ma come protagonisti. In gioco c'è l'aspettativa di vita di 2000 persone e delle relative famiglie".