Olbia, carenza di posti negli asili nido
A Isticadeddu i genitori protestano

di Antonella Brianda


OLBIA. Le vacanze sono finite e per la stragrande maggioranza dei bambini olbiesi è quasi giunto il momento di ritornare in classe. Per molti, ma non per tutti. C'è una fetta di piccoli cittadini di Olbia che non potranno fare ingresso all'asilo nido pubblico. A segnalare questa situazione di disagio è stato un gruppo composto da mamme residenti nel quartiere Isticadeddu. Margherità Dessì, madre di un bambino in età da scuola dell'infanzia, si è fatta portavoce dei genitori che, da qualche tempo, portano avanti la battaglia per far sì che anche i loro figli trovino un posto all'interno della struttura comunale del quartiere. "Circa ottanta bambini sono rimasti esclusi dalle graduatorie per l'asilo nido di Isticadeddu e Santa Maria, tra questi anche mio figlio", ci dice la signora Dessì che continua:" Stiamo organizzando una raccolta firme tra tutti i genitori dei bambini che a settembre non potranno andare all'asilo". A venire messi sotto accusa dal gruppo di mamme di Isticadeddu sono i criteri con i quali i piccoli verrebbero inseriti all'interno delle graduatorie comunali per le scuole di prima infanzia. "Nell'asilo di Isticadeddu e Santa Maria i criteri sono molto più rigidi che dalle altre parti - continua la signora Dessì - per esempio uno dei presupposti è che lavorino tutte e due i genitori. La cosa da una parte è giusta, ma dall'altra penso alla mia situazione e ritengo che sia iniqua. Io infatti non lavoro, ma avrei bisogno comunque che mio figlio andasse all'asilo, anche per una questione di socializzazione con gli altri bambini. Penso che se nella coppia lavorano in due, possono anche permettersi di mandare il proprio figlio in uno dei tanti asili privati che ci sono a Olbia, lasciando quelli comunali a chi ha difficoltà ad arrivare alla fine del mese, figuriamoci se può permettersi di pagare 300 o 400 euro per l'asilo".

Scorrendo tra gli articoli del regolamento per l'accesso alle scuole di prima infanzia del comune di Olbia, tra i criteri selettivi spunta quello incriminato dalle mamme di Isticadeddu. Tempo fa, durante un colloquio con l'assessore comunale alle Politiche Sociali, Rino Piccinnu, si era parlato anche di questo e del fatto che l'amministrazione comunale fosse a conoscenza della situazione degli asili in alcuni quartieri della città. Piccinnu in quell'occasione aveva però sottolineato il fatto che la scelta di dare priorità ai figli di due genitori che lavorano era dettata proprio dalla volontà di dare un servizio a chi ne ha oggettivamente bisogno. Se entrambi i genitori sono impegnati per tutta la giornata, il loro bambino deve poter trovare una sistemazione all'interno degli asili d'infanzia. Mentre, se anche solo uno dei due, o addirittura tutti e due, non lavorano, allora non ci sarebbe un'esigenza pratica alla base della scelta di fare frequentare al piccolo un asilo. E' proprio questo aspetto che ha generato il criterio selettivo tanto criticato dai genitori.

Alla base della rigida selezione ci sarebbe però una carenza di strutture comunali. Le aule, soprattutto in alcuni quartieri molto popolati come quello di Isticadeddu, non sarebbero sufficienti a contenere tutti i bambini. "La settimana scorsa, con una delegazione composta da alcuni genitori, sono andata in comune dal sindaco Giovannelli per discutere di questo grosso problema. Sia il sindaco che gli assessori Piccinnu e Tedde ci hanno spiegato che con il patto di stabilità il comune non ha disposizione i fondi necessari per ampliare o costruire le scuole. Ecco che ci dovremmo accontentare e sperare che prima i poi i nostri figli salgano in graduatoria. Stando a quanto ci ha detto il sindaco, a Olbia ci sarebbero ben quindici progetti per la costruzione di istituti scolastici che però sono fermi per mancanza di risorse", dice Margherità Dessì.

"L'errore più grande è la mancanza di strutture in città e soprattutto i criteri sbagliati con i quali per esempio mia figlia che ha tre anni non può accedere all'asilo perché ne io ne la mia compagna in questo momento lavoriamo. Entrambi siamo disoccupati e abbiamo anche un'altra bambina di pochi mesi. Le nostre figlie però hanno ugualmente, se non di più, diritto ad andare all'asilo. Chi lavora può permettersi un asilo privato", a lasciarsi andare in questo sfogo è Giovanni Asara, giovane papà disoccupato che si è unito al gruppo di genitori che stanno protestando. "Dovrebbero introdurre il criterio del reddito e il Comune, visto che non ha le strutture, dovrebbe magari fare convenzioni con gli istituti privati", conclude il signor Asara. I genitori di Isticadeddu stanno  organizzando una raccolta firme per far sentire ancora di più la loro voce. Chiunque volesse mettersi in contatto con loro può chiamare la signora Milena Tuveri al 3477889514, oppure la signora Margherita Dessì al 3404120344.

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