CAGLIARI. Aumentano povertà e disagio sociale in Sardegna dove si registra "una crescita esponenziale" delle persone che si rivolgono alla Caritas. La percentuale maggiore si registra nel cagliaritano con 2.165, seguono la diocesi di Tempio-Ampurias con 959 casi e quella di Oristano, cui si sono rivolte 734 persone. In totale, sono state circa seimila nei primi sei mesi del 2013 quelle che si sono presentate nei centri di ascolto delle varie diocesi, secondo quanto emerge dal rapporto sui nuovi dati della povertà presentato stamane a Cagliari. "Sono diversi i problemi che emergono dalle richieste - ha spiegato Raffaele Callia direttore della Caritas di Iglesias e responsabile del servizio di studi e ricerche della Caritas regionale - in particolare quelli di tipo economico, ma anche di tipo relazionale e affettivo, soprattutto in seguito a divorzi e separazioni". "Sono soprattutto le donne giovani a vivere una situazione di disagio e, in particolare, le 40enni che sarebbero potenzialmente attive. In generale - ha proseguito Callia - cresce la richiesta di beni materiali, soprattutto viveri, rispetto a quelle più strettamente economiche anche se entrambe aumentano in termini assoluti".
"La Sardegna - ha rimarcato - sta soffrendo per l'assenza delle cose essenziali. Un altro dato che emerge è quello del calo degli stranieri rispetto all'aumento degli italiani in termini relativi, anche se l'aumento delle persone che si rivolgono ai centri di ascolto e' generalizzato". Il problema del lavoro è quello più grave, ha aggiunto il ricercatore della Caritas, sia per la sua assenza derivante, ad esempio, dalle crisi industriali, sia per la disoccupazione. "Oggi un giovane su due nell'isola è senza lavoro - ha messo in evidenza Callia - e quando questo c'è spesso è precario e mal pagato per cui non si riesce a soddisfare i bisogni primari. Nonostante ciò, la situazione della Sardegna, seppure peggiore rispetto alle regioni del centro e nord Italia, è migliore a confronto con le regioni del sud del Paese".