TEMPIO PAUSANIA. "Quando ieri mi hanno comunicato della morte di Giovanni Maria Azzena non volevo crederci. Ma lo sgomento e l'orrore è cresciuto sempre di più quando mi hanno riportato la notizia della morta di Giulia, la moglia e del piccolo Pietro. Era un chierichetto nella mia parrocchia, un bambino solare, pieno di vita e di energie". Il parroco di Tempio Pausania, Don Antonio Tamponi trattiene a stento l'emozione. Quanto è accaduto la notte scorsa nella cittadina gallurese è uno di quegli episodi di cronaca nera così truce da lasciare senza parole anche chi, come lui, ha una spiegazione più grande anche per la morte. "Quello che ci ha più sconvolto è che pare che questa sia un'altra storia. Mettere le mani addosso ad un bambino è una cosa che non esiste, che non fa parte della nostra cultura, neanche della peggiore cultura sarda. Non riesco a capire cosa sia successo, - ha continuato il parroco Don Tamponi - per noi è successo un'infinito dolore che non riusciamo a capire. Con i famigliari io non ho parlato, perché li ho solo abbracciati. La mamma di Giovanni Azzena è una donna che non sta bene di salute e la madre di Giulia Zanzani viene da Trinutà D'Agultu, quindi non la conoscevo in modo immediato, ma si è presentata perché mi ha visto vestito da sacerdote, ieri notte, quando sono venuto correndo; cercava quell'abbraccio speciale che è la voglia e il bisogno di attaccarsi a qualcosa di grande. Non si può toccare e distruggere un'intera famiglia, a memoria mia non è mai successa una cosa del genere in città. La comunità è distrutta", ha concluso la guida spirituale dei tempiesi.
Il sole che ha accompagnato questa mattinata di primavera a Tempio Pausania ha fatto brillare ancora di più gli occhi colmi di lacrime e di sgomento dei tanti che si sono accalcati sotto la palazzina dove la famiglia Azzena è stata ritrovata. Tanti i bambini, tutti amici del piccolo Pietro che, forse ancora increduli e ingenui, hanno osservato l'arrivo dei carabinieri del Ris di Cagliari. I sopralluoghi nella casa al secondo piano di via di Villa Marina sono iniziati nella tarda mattinata. Chi conosceva bene le vittime è ancora senza parole; dalle loro bocche neanche una parola sul passato di Giovanni Maria Azzena. L'usura viene nominata solo dai giornalisti; i compaesani, gli amici delle tre vittime, vogliono parlare di loro come di una famiglia tranquilla, una famiglia per bene.