OLBIA. Si fa sempre più teso il rapporto tra la compagnia area Meridiana e i sindacati che non riescono a trovare un punto di incontro e nemmeno di confronto. L'amministratore delegato Roberto Scaramella, nel corso di una conferenza stampa la scorsa settimana aveva dichiarato di esser disponibile ad un incontro in regione a Cagliari con le organizzazioni sindacali. A fare da tramite era stato l'assessore regionale ai trasporti, Massimo Deiana, che aveva annunciato e assicurato la massima disponibilità per districare la situazione a Cagliari, in campo per così dire "neutro", nella sede istituzionale dell'assessorato. In ballo ci sono i 1500 posti di lavoro e l'esigenza dell'azienda Meridiana di sopravvivere alla crisi economica che ha colpito tutto il settore aereo e che di certo non ha lasciato immune la compagnia di proprietà dell'Aga Khan. Ma dell'incontro non c'è stata traccia, così come non c'è stata traccia di alcuna dichiarazione politica in merito. La questione, a vederla da fuori, è lasciata a se stessa e come sempre accade più passa il tempo e più si deteriorano i rapporti e dunque le possibilità di trovare un accordo. Così nel corso dei giorni assistiamo ad un botta e risposta, anche abbastanza duro, tra compagnia e sindacati che si rimpallano le responsabilità del mancato accordo. Quello che pubblichiamo è l'ultimo in ordine di tempo ed è firmato Meridiana. Ancora una volta dovrebbe essere la politica a districare l'intricata vicenda che ha sulle spalle il destino di 1500 lavoratori e di quello della compagnia aerea Meridiana. Ecco la nota stampa intergale:
"Meridiana riscontra con rammarico alcuni comunicati pubblicati dalle organizzazioni sindacali in questi giorni, che con toni spesso offensivi e argomenti falsi o erronei cercano in ogni modo di negare la realtà.
Meridiana opera in un settore intensamente competitivo, nel quale rappresenta uno fra i tanti attori presenti e, solo l'allineamento alle migliori compagnie del settore e il ritorno all'equilibrio economico, potrà garantirne il futuro. D'altra parte, come formalmente riconosciuto dalle stesse organizzazioni sindacali, l'attuale livello di attività non è in grado di mantenere i livelli occupazionali del passato – si ricorda, ulteriormente incrementatisi a seguito di centinaia di reintegri di personale che, nel decennio precedente, aveva lavorato in azienda a tempo determinato, talora solo per periodi brevissimi.
Negare questo stato dei fatti può servire a fornire illusioni, ma non certo a fare gli interessi dei lavoratori, figurando semmai come funzionale al mantenimento di posizioni di privilegio ormai fuori dal tempo e che, né questa Azienda, né il Paese, sono più in grado di sostenere.
Purtroppo, né il management, né l'Azionista – che da sempre sostiene l'Azienda e che nonostante tutto figura ora quale obiettivo dell'attacco da parte di individui evidentemente privi del senso della misura, talvolta gli stessi che hanno messo a repentaglio il mantenimento degli ammortizzatori sociali per i loro colleghi – possono prescindere questa realtà.
Si assiste pertanto attoniti a ripetuti comportamenti manifestamente ostili, che non si limitano certo all'esercizio del diritto di sciopero, ma sfociano in atti di ostruzionismo e che hanno già provocato danni gravissimi, tra i quali la definitiva messa a terra di un aeromobile A330, la cui attività era già stata commercializzata.
Come più volte affermato, l'attacco continuo ad Air Italy appare del tutto contraddittorio da parte di chi sostiene che occorre difendere i posti di lavoro, quando oggi proprio Air Italy rappresenta un'opportunità di sviluppo occupazionale per il Gruppo.
L'azienda, infine, si conferma ancora una volta pienamente disponibile ad individuare, con le organizzazioni sindacali che vogliano discuterne in modo costruttivo, tutti i possibili ammortizzatori sociali tra gli strumenti resi disponibili per il settore del trasporto aereo dal governo centrale e regionale".