OLBIA. Con un post su facebook, il professore e storico Guido Melis, già deputato del partito democratico, ha voluto lanciare un messaggio indirizzato "al capo pentito della camorra" Antonio Iovine, ma soprattutto a tutti quei cittadini bisognosi di onestà, dignità e coraggio. Melis ha avuto modo di conoscere il boss, qualche anno fa, nel carcere nuorese di Badu e Carros, dove ha avuto l'impressione di avere davanti una persona senza scrupoli, senza alcun rispetto per le istituzioni e con la piena consapevolezza di essere un "Capo". In questi giorni, Iovine, è stato trasferito dal carcere di massima sicurezza e portato in un luogo sicuro, protetto, perché pentito e disposto a collaborare. Una improvvisa folgorazione sulla via della Giustizia. Secondo quanto riportato Iovine, nelle sue prime confessioni, avrebbe messo nello stesso sacco tutti, corrotti e onesti. Ci sentiamo di pubblicare questa lettera perché è l'appello per la riscossa di una buona politica e di buoni politici in cui la gente, superato questo momento di difficoltà, deve continuare ad avere fiducia, distinguendo così la buona politica e i buoni politici dalla cattiva politica e dai cattivi politici da disprezzare e costringere al ritiro.
Ecco la lettera del professore:
"Antonio Iovine, detto o' Ninno, oggi capo pentito (almeno così pare) della Camorra, io l'ho conosciuto.
Doveva essere la primavera o l'estate del 2011 a Nuoro (lui era arrivato nel novembre 2010). Avevo, all'epoca del suo invio a Badu 'e Carros, protestato molto, da deputato del Pd, contro quel trasferimento, che ritenevo non solo contrario agli impegni presi a suo tempo dal Governo Berlusconi (mai più carcere speciale a Nuoro) ma anche sbagliato in sé, pericoloso per l'indotto che intorno a un criminale di quel calibro avrebbe potuto crearsi.
Andai a visitare il carcere nuorese, come facevo spesso (ero tra l'altro membro della Commissione Giustizia della Camera). E alla fine della visita chiesi alla direttrice di vederlo. Mi accompagnarono due guardie armate di tutto punto. Aprirono non so quanti chiavistrelli. E alla fine, in una cella non grande ma tutto sommato dignitosa (avevo visto di peggio, in ngiro per le carceri italiane) c'era lui: non alto, di buon aspetto, un piglio che subito mi colpì: diciamo molto autorevole e insieme un po' straffottente.
Come si fa sempre in questi casi mi presentai: "sono un deputato del Pd ecc. , sto visitando nell'esercizio delle mie funzioni il carcere. Ho voluto vederla per chiederle come sta, se ha lamentale da fare sul trattamento".
Risposta immediata: "Sto bene. Nessuna lamentela". Non c'era altro da dire, e anche se ci fosse stato il suo atteggiamento mi invitava a concludere il colloquio. Ebbi l'impressione (ma forse esagero nel ricordo) di un sottile disprezzo. Lui era lui, mi stava diicendo, un capo; io un misero deputato: questo mi sembrò il messaggio che le sue parole ma ancora di più il suo atteggiamento trasmettevano inequivocabilmente.
Apprendo ora che Iovine sta collaborando coi magistrati. Svela le magagne dei politici (così si dice, mettendo tutti in un unico sacco, corrotti e onesti).
"C'erano soldi per tutti - avrebbe detto agi inquirenti. Non faceva alcuna differenza il colore politico, perché il sistema opera nello stesso modo". Capisco quel disprezzo, forse. Ma mi addolora.
Perché, caro Iovine, non è vero che tutti sono eguali. Non è vero ad onta di tutte le prove che dimostrerebbero il contrario: lei di processi se ne intende. Mi creda, Iovine, da uomo a uomo: quella volta che venni a visitarla a Badu e' Carros ci venni perché davvero mi premeva che i suoi diritti costituzionali fossero rispettati, sia pure in un regime di massima sicurezza.
E non avevo in tasca, e neanche nel conto in banca (magari in Svizzera) alcuna tangente."