Problemi della sanità in Gallura, ecco l'analisi della Cgil gallurese

OLBIA. Il segretario della Cgil Gallurese, Luis Di Lorenzo, ha preso carta e penna e ha rappresentato la situazione della sanità gallurese indicando i problemi che la nuova giunta Solinas dovrà affrontare.  Ecco l'analisi della Di Lorenzo sulla Gallura.


"Uno dei primi provvedimenti che il nuovo governatore della Sardegna, Cristian Solinas, ha annunciato di voler prendere è quello di modificare o cancellare la Riforma sanitaria di Pigliaru e Arru. Come CGIL della Gallura intendiamo portare all'attenzione dell'opinione pubblica gallurese e regionale il nostro punto di vista, che è articolato lungo due direttrici: da una parte, chiediamo che la nuova Riforma tenga conto delle nostre richieste per gli ospedali di Tempio e La Maddalena; dall'altra, chiediamo che il riequilibrio dei servizi sanitari a favore della Gallura – che è ancora parziale e insufficiente a colmare lo storico divario con le altre aree della Sardegna dal punto di vista del numero dei posti letto – venga mantenuto, e in particolare chiediamo che questo riequilibrio venga difeso anche con l'apertura dell'ospedale Mater Olbia, un'eccellenza privata che svolge un servizio pubblico.

Come CGIL siamo consapevoli di avere una sanità in Sardegna che costa molto, che può e deve migliorare nella qualità del servizio e che dunque una riforma della rete ospedaliera fosse necessaria e lo sia ancora. La Riforma sanitaria di Pigliaru e Arru non solo prevede una cospicua riduzione dei posti letto – che passano da 5901 a 5790 (taglio che equivale all'1,88% in ottemperanza del decreto nazionale Balduzzi) – ma contiene anche soppressioni e cambi d'uso dei vari presidi ospedalieri che non hanno tenuto conto delle esigenze delle popolazioni dei territori più disagiati. Ovvero è successo che lo smantellamento della sanità sarda e il taglio dei posti letto è stato fatto ancor prima di prevedere e capire come garantire i servizi e quindi il sacrosanto diritto alla salute delle popolazioni dei territori più svantaggiati dal punto di vista geografico (e la geografia non si cambia per decreto) ma soprattutto dal punto di vista infrastrutturale (e questo sì che dipende dalla volontà della politica). Prendiamo i casi di La Maddalena e Tempio. Se una modifica della Riforma sanitaria di Pigliaru e Arru deve esserci, chiediamo che aiuti i punti deboli della Gallura.

La Maddalena per l'emergenza. Per La Maddalena chiediamo che l'ospedale Paolo Merlo sia sede di pronto soccorso (emergenza/urgenza) in cui stabilizzare i pazienti - sia che abbiano un infarto o sia che si fratturino una gamba – prima di essere trasportati con l'elisoccorso all'ospedale di Olbia o in qualsiasi altra struttura. E qui facciamo un inciso: l'elisoccorso è una grande conquista per la Gallura, storicamente carente di strade efficienti, ma non può essere l'unica soluzione per le emergenze della Maddalena. Per dare un immediato riscontro alle situazioni di emergenza alla Maddalena è necessaria la creazione di almeno 5 posti OBI (Osservazione Breve e Intensiva) che significherebbe mettere il paziente in sicurezza con personale sanitario adeguato.

Tempio ospedale diffuso. Per Tempio la riorganizzazione della Regione avrebbe dovuto realizzare la filosofia dell'"ospedale di area omogenea" che avrebbe assicurato un interscambio di personale, compresi anche i tecnici di laboratorio, in caso di necessità, fra Olbia, Tempio e La Maddalena. L'Allegato 1 della Proposta di Organizzazione recita che "il Presidio ospedaliero unico di area omogenea definisce un unico ospedale, eventualmente ripartito in più stabilimenti, che garantisce l'erogazione delle attività sanitarie di ricovero ai cittadini per i quali rappresenta il riferimento per il soddisfacimento dei bisogni di salute. Al fine di garantire il mantenimento delle competenze specialistiche e l'efficacia nella prevenzione, diagnosi, cura, assistenza e follow-up del cittadino, i professionisti devono ruotare tra gli stabilimenti che appartengono al Presidio ospedaliero e che presentano differenti volumi e complessità della casistica ad essi afferente". Solo attraverso l'applicazione di questa proposta si potrebbe salvare la sanità tempiese e gallurese. C'è ancora tempo per farlo: serve la volontà politica.

In questa difficile cornice si colloca il tanto contestato Mater Olbia. L'apertura del Mater Olbia riequilibra la percentuale dei posti in Gallura, che passano dal 2,2% al 3,13% (comunque sempre al di sotto della media regionale).

Più posti letto in Gallura. Con la Riforma sanitaria approvata da Pigliaru e Arru abbiamo perso posti pubblici in Gallura? Rispetto alla situazione attuale, sì: perdiamo posti letto pubblici, perché passeremo dai 356 attuali ai 304 post-riforma. Ma, occorre dirlo, ne guadagniamo rispetto alla riforma del 2017 mai attuata: allora i posti letto pubblici per la Gallura fissati dalla Regione erano 298 contro 356. In realtà, rispetto al 2017, perdiamo anche posti letto privati, quelli del Mater Olbia. La riforma del 2017 dava a quella struttura 242 posti letto; ora ne avrà 40 in meno, ovvero 202.

Ma, fatte le somme, la Gallura nel complesso guadagna più posti letto: ne avrà 505 contro i 356 attuali (come si vede nella tabella allegata).

Mater Olbia ospedale "pubblico". Sono dunque ben 150 posti letto in più che – diciamolo con molta chiarezza – sono tutti ad accesso pubblico perché anche se concessi alla struttura privata – che ha appena annunciato di aver avviato l'iter per l'accreditamente regionale e di essere pronto ad aprire i propri reparti a maggio – daranno un servizio pubblico e saranno finanziati dalla Regione solo se forniranno i servizi e per quanti servizi forniranno. In altre parole. Se al Mater vanno 10 persone, la Regione paga i servizi per 10 persone. Se ce ne vanno 100, li paga per 100. Se non ci va nessuno, la Regione non tira fuori un euro. Ma c'è anche un altro fatto da tenere bene in considerazione: se l'offerta sanitaria del Mater Olbia sarà eccellente e attirerà pazienti da altre parti d'Italia, la Regione Sardegna ci guadagnerà perché quei servizi le saranno pagati dalle altre Regioni.

Le nuove specialità, divise per ospedali. Come CGIL della Gallura, abbiamo fatto anche i conti specialità per specialità per capire se l'offerta sanitaria sarà più efficiente e attenta al bisogno di salute dei cittadini galluresi e sardi. Sul fronte dei posti letto pubblici, ne perdiamo in alcune specialità. Ostetricia passa da 32 a 26 posti e Oncologia da 14 a 6. Gastroenterologia passa da 4 a 0 posti. Guadagniamo posti in Urologia (da 0 a 10 posti), in Pediatria (da 2 a 12) e in Oculistica (da 1 a 3) e Riabilitazione (da 26 a 32). Questo vuol dire che ci sono posti di lavoro che vanno perduti? Nel complesso, no. Ma ci sarà un problema, sul quale noi vigileremo, che attiene al fenomeno della mobilità all'interno dell'Ats.

Il privato completa il pubblico. La nostra analisi ci porta a dire che la Gallura, con il Mater Olbia, ha ottenuto nuove specialità, quindi complementari all'offerta sanitaria pubblica. Certo, alcune specialità del Mater sono già presenti nel settore pubblico: Chirurgia (28 posti), ortopedia (16), otorinolaringoiatria (3), terapia intensiva (10). Altre colmano i posti persi nel pubblico: oncologia (8 posti) e ostetricia (14). Altre (e questo non va bene) sostituiscono quelle pubbliche: gastroenterologia (10).  Altre potenziano specialità potenziate anche nel pubblico: pediatria (6 posti). Altre sono nuove per la Gallura: malattie endocrine (5 posti), neurochirurgia (14), radioterapia (2), neurologia (14), Neuroriabilitazione (24).

100 milioni all'anno alla sanità privata sarda (e francese). Del resto, la sanità privata in Sardegna non è una realtà che nasce con il Mater Olbia. Infatti ogni anno, la Regione destina a questo settore 270 milioni, suddivisi tra le aziende che si occupano di salute mentale, assistenza specialistica, assistenza termale, dipendenze, Aids, Rsa e riabilitazione. Di questi 270 milioni, quasi 100 vanno agli ospedali privati. In Sardegna sono otto: cinque a Cagliari, uno a Sassari, uno a Oristano, uno in Ogliastra (come potete vedere nel grafico che alleghiamo). Il gruppo principale è francese: la società Kinetika Sardegna è proprietaria degli ospedali Sant'Elena, San Salvatore e Policlinico Città di Quartu ed è controllata dal colosso francese Korian. Questo gruppo ha un tetto di spesa di 40 milioni sui 98 milioni totali. Le altre cliniche sono in mano a imprenditori storici della sanità privata sarda, a Cagliari come a Sassari.

Conclusioni. Una riforma sanitaria per essere una buona riforma non deve prevedere solo tagli, ma deve fare in modo che migliori la qualità dei servizi sanitari offerti, che renda i servizi universalmente accessibili, che il cittadino gallurese e quindi sardo abbia garantito lo stesso diritto alla salute che ha garantito il cittadino milanese e quindi lombardo. Troppe persone, invece, nel nostro territorio sono costrette ai viaggi della speranza fuori dalla propria area socio sanitaria e nel peggiore dei casi a rinunciare a curarsi e spesso a morire".

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