OLBIA. Le esportazioni della Sardegna segnano un'importante ripresa nel 2024, con un valore di 5,3 miliardi di euro nei primi nove mesi dell'anno. Pur rimanendo lontane dagli oltre 6,7 miliardi del 2022, rappresentano una crescita significativa rispetto al 2023, trainata dal settore manifatturiero. I raffinati del petrolio continuano a dominare, ma cala la loro incidenza sul totale delle esportazioni (80% rispetto all'84% del 2023), lasciando spazio a settori emergenti come i prodotti chimici di base (+68%) e gli altri prodotti in metalli (+90%). Anche sul fronte delle importazioni, dopo il calo del 2023, il 2024 registra una lieve ripresa: da 7,2 a 7,5 miliardi di euro (+3,9%). Il petrolio greggio resta il protagonista assoluto (74% del totale), ma la vera sorpresa arriva dall'esplosione delle importazioni di tubi e condutture, passate da soli 223 mila euro del 2022 a oltre 213 milioni nel 2024. Allo stesso tempo, diminuiscono drasticamente gli acquisti di antracite (-56%) e prodotti agricoli (-16%), segno di una trasformazione in corso nel modello energetico e produttivo dell'isola. La dinamica più interessante si registra nel Nord Sardegna. Qui, le esportazioni crescono del 5,2%, raggiungendo 179 milioni di euro, mentre le importazioni crollano del 29% rispetto al 2023. Questo calo è attribuito soprattutto alla drastica riduzione degli acquisti di minerali da cave e miniere (-63,9%). Tuttavia, il settore ittico mostra segnali di crescita straordinari (+28,1%), pur evidenziando un'enorme sproporzione tra importazioni (39 milioni di euro) ed esportazioni (meno di 1 milione di euro).
Il comparto lattiero-caseario, tradizionalmente forte nell'isola, si conferma il principale motore dell'export, rappresentando il 36% del totale. Il settore delle bevande registra un incremento del 16,7%, mentre i prodotti chimici di base e le materie plastiche crescono del 15,7%. Anche l'importazione di macchinari di impiego generale (+225%) e minerali da cave (+25%) segnala un'evoluzione nei settori produttivi. Stefano Visconti, presidente della Camera di Commercio di Sassari, commenta così la situazione: «Il manifatturiero è un pilastro della ripresa, mentre il settore primario soffre. Colpisce la crescita del lattiero-caseario e delle bevande, ma anche l'enorme divario tra importazioni ed esportazioni nel settore ittico. È evidente che stiamo attraversando una fase di evoluzione economica, con dinamiche ancora instabili ma promettenti per il futuro».
La Sardegna, pur restando fortemente legata al comparto petrolifero, mostra segnali incoraggianti di diversificazione e crescita. La trasformazione in atto rappresenta una sfida, ma anche un'opportunità per un'isola sempre più proiettata verso i mercati internazionali.
Il comparto lattiero-caseario, tradizionalmente forte nell'isola, si conferma il principale motore dell'export, rappresentando il 36% del totale. Il settore delle bevande registra un incremento del 16,7%, mentre i prodotti chimici di base e le materie plastiche crescono del 15,7%. Anche l'importazione di macchinari di impiego generale (+225%) e minerali da cave (+25%) segnala un'evoluzione nei settori produttivi. Stefano Visconti, presidente della Camera di Commercio di Sassari, commenta così la situazione: «Il manifatturiero è un pilastro della ripresa, mentre il settore primario soffre. Colpisce la crescita del lattiero-caseario e delle bevande, ma anche l'enorme divario tra importazioni ed esportazioni nel settore ittico. È evidente che stiamo attraversando una fase di evoluzione economica, con dinamiche ancora instabili ma promettenti per il futuro».
La Sardegna, pur restando fortemente legata al comparto petrolifero, mostra segnali incoraggianti di diversificazione e crescita. La trasformazione in atto rappresenta una sfida, ma anche un'opportunità per un'isola sempre più proiettata verso i mercati internazionali.
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