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A Olbia nuova protesta in aeroporto per l'arrivo di turisti israeliani

di Davide Mosca
OLBIA. Il silenzio di questa mattina, 12 settembre,  all’aeroporto di Olbia è stato rotto da cori e bandiere al vento. I drappi rossi, verdi e neri della bandiera  Palestinese, intrecciati con i vessilli arcobaleno della Pace, hanno colorato l’ingresso dello scalo gallurese mentre le voci degli attivisti si alzavano in un grido corale: “Free Free Palestine”, “A fora dae sa Sardinia”. Decine di manifestanti, sostenuti dai rappresentanti territoriali dell’Anpi Gallura e da delegazioni arrivate non solo dalla Sardegna ma anche dalla penisola, hanno presidiato l’area in maniera pacifica in occasione dell’arrivo del volo diretto da Tel Aviv. Già nelle scorse settimane lo stesso collegamento aveva portato in Gallura comitive di cittadini israeliani forse soldati in vacanza o dipendenti di una società , ospitati in un albergo di Santa Teresa Gallura.  A fronte del presidio, un ingente dispiegamento di forze dell’ordine e polizia di Stato ha vigilato sugli ingressi dell’aeroporto. 

La protesta di oggi si inserisce in un clima di tensione crescente: pochi giorni fa alcuni attivisti si erano radunati davanti a un resort di lusso a Santa Teresa Gallura, mentre solo poche sere fa  la roccia iconica della “Costa Smeralda”, lungo la provinciale Olbia–Porto Cervo, era stata imbrattata con vernice rossa come gesto simbolico contro il conflitto in Medio Oriente. Nel frattempo, diversi partecipanti alle mobilitazioni hanno denunciato di esser stati raggiunti da provvedimenti di foglio di via obbligatorio dal comune di Olbia, che vieta loro il ritorno in città per un anno.

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