
(AdnKronos) - Questo gruppo di persone occupate, ma con prospettive incerte circa la stabilità dell'impiego o con retribuzioni contenute, ammonta complessivamente a 6,34 milioni di unità. Il totale del'area di disagio sociale nel 2016 comprendeva dunque 9,3 milioni di persone, in aumento rispetto all'anno precedente di 63mila unità (+0,68%). "Di fronte al calare della disoccupazione, si assiste a una impennata dei lavoratori precari", commenta il vicepresidente di Unimpresa, Maria Concetta Cammarata. "E' uno scambio inaccettabile. Quale futuro diamo alle generazioni che verranno? Il lavoro è la base per la vita, della dignità della persona, ma questa situazione lo sta drammaticamente mortificando", aggiunge Cammarata. Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Una situazione di fatto aggravata dalle agevolazioni offerte dal Jobs Act che hanno visto favorire forme di lavoro non stabili. Di qui l'estendersi del bacino dei "deboli". Il dato sui 9,30 milioni di persone è relativo al 2016 e complessivamente risulta in aumento dello 0,68% rispetto al 2015, quando l'asticella si era fermata a 9,24 milioni di unità: in un anno quindi 63mila persone sono entrate nell'area di disagio sociale. Nel 2015 i disoccupati erano in totale 3,10 milioni: 1,59 milioni di ex occupati, 632mila ex inattivi e 875mila in cerca di prima occupazione. Nel 2016 i disoccupati risultano in calo di 137mila unità (-4-42%).
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