
(AdnKronos) - Bonifazi e Del Barba ricordano anche i "due aumenti di capitale (€253m a Dicembre 2013 e €1bn ad agosto 2014, il cui prospetto era stato depositato in Consob a maggio) e conversione di un’obbligazione venduta a clienti retail (€253 milioni) effettuati in soli 6 mesi prima dell’acquisto del Palazzo per coprire le perdite su crediti evidenziate dal Comprehensive Assessment della BCE e per riportare il capitale sopra le soglie regolamentari". Quindi, proseguono i parlamentari Pd, "la scarsa qualità del portafoglio di crediti alla clientela e i risultati dell’esercizio BCE non potevano non essere noti a giugno 2014, sia alla Popolare Vicenza che a Banca D’Italia. Perché’ quindi Banca d’Italia ha permesso ad una banca in profonda ed evidente difficoltà di procedere all’acquisto di un immobile di rappresentanza del valore di €9.5 milioni, facendone pagare le conseguenze alle famiglie italiane tramite diluzioni causate da continui aumenti di capitale e conversione di obbligazioni?". Infine sul "valore dei crediti deteriorati di Veneto/Vicenza non ceduti a Intesa. Quale è il reale rischio di nuove perdite per lo Stato? È stato Barbagallo a firmare che il valore recuperabile dai crediti deteriorati di Popolare Vicenza e Veneto Banca è €9.9 miliardi, ovvero il 55% del valore nominale? Se è stato lui, si rende conto del potenziale danno per i risparmiatori di una valutazione di mercato di questi crediti inferiore al 55%? Oggi le banche Europee valutano i propri crediti deteriorati tra il 35% e il 45%. Una valutazione prudente, e attenta a salvaguardare i contribuenti – che sarebbero poi chiamati a coprirne le perdite – non avrebbe dato una valutazione del 55% ai crediti deteriorati delle due banche".
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