Ema: docente diritto Ue, strada in salita ma non impossibile

economia
AdnKronos
Milano, 30 gen (AdnKronos) - Il ricorso del Governo alla Corte di giustizia europea per rimettere in gioco Milano come sede dell'Ema "è una strada in salita, tutta da costruire, ma non impossibile". A partire dall'impugnazione dell'assegnazione ad Amsterdam, che è "tecnicamente possibile, dal momento che si tratta di un atto del Consiglio dell'Unione europea". Paolo Borghi, docente di Diritto dell'Unione europea all'Università di Ferrara, è convinto che un ricorso sia "nel nostro diritto", ma per annullare un atto del Consiglio, spiega all'Adnkronos, "serviranno validi e precisi motivi, come dice il trattato sul funzionamento dell'Unione europea". Quello su cui può contare l'Italia, oggi, è la dichiarazione ufficiale del direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco, Guido Rasi: "L'edificio finale di Ema ad Amsterdam non sarà pronto per il 30 marzo 2019", giorno previsto per il trasloco, e la soluzione provvisoria "non è ottimale", ha detto ieri Rasi durante una conferenza stampa. "Le candidature di alcune città europee - sottolinea Borghi - erano basate sul principio di buona fede, con una dichiarazione veritiera sull'idoneità delle strutture". Con gli ultimi sviluppi, lo scenario è cambiato e, di fatto, la decisione del Consiglio adottata il 20 novembre scorso e notificata agli Stati membri, "è una decisione assunta su basi sbagliate". Già questo potrebbe essere un motivo sufficiente per impugnare l'atto. Oppure, ci si potrebbe appellare a uno 'sviamento di potere': "L'atto non può perseguire quegli obiettivi per cui è stato adottato". Ad ogni modo, la situazione "è senza precedenti, ci sono tanti punti di domanda". Borghi, però, di una cosa è certo: "Il ricorso andrebbe fatto comunque per una ragione politica: se ci sono dei dubbi sul fatto che la Corte lo accolga, il ricorso è politicamente un atto pesante". Tale da rendere praticabile la strada di un accordo o di una conciliazione, perché "nulla vieta al consiglio di rivedere la decisione presa. Non credo - precisa il docente - che qualcuno oggi rimetterebbe in discussione tutto per le parole di Rasi, ma forse un ricorso pendente alla Corte potrebbe servire come leva per muovere qualcosa, per forzare la mano. Non è sbagliato, è un nostro diritto provarci".

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