
(Adnkronos) - Alcuni centristi pensano a Casini federatore. "Se guardiamo al suo curriculum, ai suoi titoli, Casini è quello più titolato, tant’è che stava per diventare presidente della Repubblica, il suo nome era nella short list - sottolinea Albertini -. Se guardiamo invece agli ‘esami’, Casini non ha la leadership sufficiente, anche per invidie e gelosie, che sono il vero collante dei vari capi centristi. Nessuno gli riconoscerebbe quella leadership che dovrebbe essere la premessa per unificare, sotto la sua autorità, il centro". E Matteo Renzi? "Gli ho fatto un esame grafologico, è una persona di un’intelligenza superiore - spiega Albertini -. Renzi ha i tre segni dell’intelligenza superiore grafologica, è un piccolo genio politico. Assieme a questo ha un pregio e un difetto dell’uomo politico: è un leader di scontro e di ardimento, non di incassatura, nel senso di assorbire le sconfitte e metabolizzarle. Ha le caratteristiche più congeniali con un ruolo di primaria importanza nella politica italiana, è oltretutto il miglior oratore degli ultimi 30 anni, con un’intelligenza verbale a livelli sommi che può funzionare. Detto ciò, lui non ha, come Casini, la capacità di sottomettere gli altri perché le gelosie e gli antagonismi lo frenano. Avrà un ruolo importante, ma non credo possa essere il federatore del centro". Alla finestra, per Albertini, ci sarebbe però un altro vecchio nome della politica. "Denis Verdini è il vero ideologo di questo scenario - afferma - è stato il protagonista del patto del Nazareno ed ora è nell’ombra, il lucido cervello di Richelieu che consiglia il Re Sole. L’ipotesi che ci sia Renzi che possa tessere una nuova tela non parte imprevista perché il Nazareno è stata un’anticipazione" di questi scenari. Sullo sfondo, la riforma della legge elettorale. "E’ inevitabile, secondo me, che si vada sul proporzionale perché è dimostrato che il maggioritario in Italia non funziona, perché si sta insieme per sommare i voti e poi si diverge quando si tratta di governare - evidenzia Albertini -. In passato si è stato insieme per fare massa e non per perseguire obiettivi comuni. Il proporzionale conviene a tutti, eccetto a una minoranza di parlamentari". Il vero scontro sarà sulla soglia di sbarramento. "Con un ragionevole 5% in molti verrebbero lasciati fuori - fa notare Albertini -. Ma se si fa un proporzionale bisogna essere fedeli nella soglia di accesso, altrimenti siamo al ricatto della minoranza".
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