
Roma, 22 lug. (AdnKronos) - "Far parte dell’Unione europea non vuol dire abdicare alla politica industriale: questo è il grande equivoco italiano. In nome di un concetto sbagliato di concorrenza e di un’errata interpretazione del principio di apertura dei mercati si è volutamente derogato ad ogni principio di difesa del tessuto industriale e si è lasciato spazio alle scorribande straniere. Per di più da parte di Paesi europei forti di un sistema industriale difeso strenuamente dai rispettivi governi nazionali". Lo afferma il capogruppo di Fi al Senato, Paolo Romani."Il copione si ripete da anni -aggiunge- con il risultato di aver eroso in maniera costante e definitiva il patrimonio delle grandi aziende italiane e di aver perso il controllo di tutti gli ex monopolitisti: da Alitalia, a Telecom, da Parmalat a Edison, solo per citare alcuni casi. Sono di queste ultime ore le notizie che vedono uno dei paesi maggiormente in concorrenza con l’Italia dopo la Germania, la Francia, entrare a gamba tesa ancora una volta nel nostro sistema: la sostituzione dell’Ad di Tim, Flavio Cattaneo, per motivi che esulano dal mercato ma che dipendono da equilibri nella governance straniera; la revisione degli accordi Fincantieri-Stx, un accordo che per la prima volta vedeva Italia e Francia a parti invertite, imposta dal presidente Macron per riottenere la maggioranza assoluta dell’operazione per la parte francese".
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