
Roma, 27 set. (AdnKronos) - "L'intervista di D'Alema ha scatenato un moto di rigetto". Roberto Capelli, sardo e vice di Lorenzo Dellai nel gruppo Des-Cd, si sfoga davanti ai cronisti in pieno Transatlantico. Ci sono anche Bruno Tabacci nel capannello e Michele Ragosta, eletto con Sel e passato a Mdp. L'analisi è comune: se la linea è quella di D'Alema, i rapporti con i dempro hanno i giorni contati. C'è la linea politica a dividere, il rapporto con il Pd innanzitutto. Ma anche le scelte organizzative che si devono compiere per arrivare a costruire un soggetto comune. Scelte che, a leggere l'intervista di D'Alema, sembrano già definite, secondo i parlamentari vicini a Giuliano Pisapia. "D'Alema dice che il 19 novembre Mdp eleggerà i delegati per l'assemblea nazionale (il 'congresso' che dovrebbe dar vita al futuro soggetto unitario, ndr) e chi lo ha deciso? Non se ne è discusso e io le regole d'ingaggio le vorrei poter discutere prima. Se vogliono un congresso con le tessere, se lo fanno da soli...", dice Tabacci. Il timore è una sproporzione tra i rappresentanti di Mdp, che si è dato da subito un'organizzazione partitica, e Campo progressista che, in quanto movimento di opinione, ha una struttura più fluida. Dalle parti di Giuliano Pisapia, su questo punto, smorzano le polemiche: "D'Alema ha avanzato una proposta, un'ipotesi di lavoro. Ma nulla è stato ancora deciso. Di certo, noi non vogliamo un 'congressino' ma un movimento aperto, che parli alla società".
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