
Roma, 14 gen. (AdnKronos) - Un inizio d'anno all'insegna di un partenza sprint per l'oro ma la stabilizzazione è dietro l'angolo. E' questa la previsione degli analisti di Union Bancaire Privée, Ubp. "L’oro ha aperto il 2018 facendo i fuochi d’artificio, toccando i massimi da metà settembre 2017, alimentato da vari fattori: le costanti tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Corea del Nord, la decisione del presidente statunitense, Donald Trump, di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e le conseguenti tensioni nel mondo islamico e, più recentemente, la minaccia di una crisi politica ed economica in Iran", spiega Névine Pollini, senior commodity analyst dell'istituto. "Questi eventi destabilizzanti hanno spinto gli investitori preoccupati a cercare sicurezza nell'oro, anche se il suo status di copertura contro le turbolenze geopolitiche non si è rivelato molto affidabile negli ultimi tempi. Ciononostante, l’oro - sottolinea l'analista - rimane comunque il bene rifugio più sicuro se una di queste situazioni dovesse dar luogo a una crisi vera e propria. Ulteriori e più probabili fattori di supporto al rally dell'oro sono stati il recente calo del dollaro ai minimi in tre mesi e l'appiattimento della curva dei rendimenti". "Stranamente, l'oro - rileva Pollini - ha iniziato la scalata a metà dicembre, appena dopo il terzo rialzo dei tassi d’interesse del 2017 da parte della Fed, mentre il rendimento dei titoli di Stato decennali Usa provava ad avvicinarsi al 2,5%. Ciò non solo era indice di una crescita economica globale continua e sincronizzata, ma indicava anche che il disegno di legge sulla riforma fiscale da poco approvato poteva dare nei prossimi anni un ulteriore slancio all'economia e all'inflazione americana".
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