
(AdnKronos) - Roma. Potrebbe emergere un partner cinese dietro la nebbia che avvolge lo sbarco in Borsa di Saudi Aramco, il più grande gruppo petrolifero finora controllato al 100% dal governo di Riad. Anche se ci sono poche certezze sulla Ipo dei record, alcuni indizi sembrano indicare la possibilità di un collocamento privato, a qualche colosso asiatico, meglio se ricco (come PetroChina e Sinopec), con un fabbisogno urgente e non troppo esigente sul fronte della trasparenza societaria. A queste ipotesi non si contrappongono fatti ma soltanto altre voci, come quelle dell'elenco delle banche coinvolte come advisor, ovvero il gotha finanziario globale - da HSBC a JP Morgan, da Morgan Stanley a Goldman Sachs e Citibank passando per Deutsche Bank - oltre a un ruolo più marginale per altre società come Moelis & Co., Evercore e Michael Klein. Pochi dubbi sembrano esserci soltanto sui tempi - il collocamento dovrebbe chiudersi entro il 2018 - e sulla quota da collocare sul mercato, il 5% del totale, una frazione ridottissima dell'azionariato, ma sufficiente a trasformare il collocamento nella più grande Ipo della storia, anche a non voler dare credito alla valutazione del governo di Riad, che fissa a 2 mila miliardi di dollari il valore di Aramco (e quindi a 100 miliardi quello della quota offerta al mercato). Qualunque sia il valore assegnato in fase di collocamento, il record di 25 miliardi di dollari dell'Ipo di Alibaba sarà quasi certamente stracciato dallo sbarco in borsa dei sauditi.
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