
Roma, 6 lug. (AdnKronos) - "Noi comprendiamo i fini del decreto Dignità: evitare le delocalizzazioni selvagge e ridurre le dimensioni della precarietà. Critichiamo gli strumenti che sono stati individuati". A sottolinearlo il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, in un'intervista a 'La Repubblica'. Non c'è "nessuna marcia indietro", puntualizza Boccia nel giudizio espresso dalle associazioni imprenditoriali dopo il varo del provvedimento."Abbiamo sempre espresso critiche sugli strumenti individuati dal Governo. Ci sono state anche molte e giustificate reazioni di alcuni nostri settori. Penso soprattutto agli imprenditori del nord, peraltro a trazione leghista o con la Lega nella maggioranza dei governi regionali che si sono sentiti traditi. Ma le critiche sono state espresse da tutto il mondo economico: dalla Confesercenti, dalle associazioni degli artigiani, dalla Confcommercio e da noi. Non siamo stati i soli", dice Boccia. "Sul fronte delle delocalizzazioni vanno evitate aree grigie dal punto di vista normativo che possano dar luogo a conflitti interpretativi", afferma Boccia. "Per quel che riguarda i contratti a termine pensiamo sia un errore passare da 36 mesi di contratti senza causale a 12. E' un meccanismo - avverte- che provocherà un maggior turn over dei lavoratori". E, prosegue, "la nostra proposta è di allungare a 24 mesi il periodo entro il quale ricorrere al contratto a termine senza dover specificare la motivazione" e si può anche scendere a tre proroghe. "E' un tempo congruo anche per valutare l'investimento in termini di formazione fatto su quel lavoratore. Nessuna impresa assume per poi licenziare, chi lo pensa vive ancora nei secoli passati", dice Boccia. "Il decreto dignità può ancora essere corretto in Parlamento. Ripeto, ne comprendiamo gli obiettivi ma non l'avremmo fatto così", ribadisce il numero uno degli industriali.
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