
Roma, 6 dic. (Adnkronos) - La consapevolezza che la sfiducia sembra prevalere non basta a offuscare lo sguardo degli italiani e il bisogno di reagire e guardare avanti. I segnali di contrapposizione a un racconto al ribasso sono ancora deboli. Ma nella reazione al vortice della crisi e nell’avvio di nuovi e diversi processi di consolidamento dello sviluppo il popolo si sta aprendo alla speranza e, se così sarà, la storia gli lascerà strada. E' questa la fotografia scattata dal Censis nel 53° Rapporto sulla situazione sociale del Paese.Un rapporto dal quale emerge che i limiti della politica attuale sono nella rassegnazione a non decidere. "Tante, troppe riforme strutturali - rileva il Censis - sono state annunciate, ma mai concretamente avviate: nella scuola, nella giustizia, nella sanità, nella fiscalità, nel quadro istituzionale. Lo scenario nel quale ci muoviamo è affollato da non decisioni: sul contenimento della pressione migratoria, sulla digitalizzazione, sulla politica tributaria, sulle concessioni e sui lavori per le grandi infrastrutture di rete, sui servizi idrici o per i rifiuti, sulla collocazione delle scorie nucleari. Non per aver scelto, ma per non averlo fatto, la politica ha fallito e ha smarrito se stessa", osserva ancora il Censis.Una politica che non sa decidere e che non guarda avanti ma sempre più attraversata da "pulsioni antidemocratiche". Tanto è vero, rileva il Censis, che ora il 48% dei cittadini si dice favorevole all’uomo forte al potere. Nella società ansiosa di massa, si rileva, si ricorre a stratagemmi individuali per difendersi dalla scomparsa del futuro. Sfuggiti a fatica al mulinello della crisi, adesso l’incertezza è lo stato d’animo con cui il 69% degli italiani guarda al futuro, mentre il 17% è pessimista e solo il 14% si dice ottimista.
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