
(Adnkronos) - Claus Peter Reisch aveva salvato con la sua nave le 104 persone nella notte del 25 agosto ma la notte tra il primo e il 2 settembre, dopo l'ennesimo temporale con onde altissime e grandine, aveva dichiarato lo stato di emergenza e aveva invertito la rotta verso l'Italia, nonostante il decreto sicurezza bis lo vietasse". "La nave non era più sicura - dice ancora il comandante - se fosse successo qualcosa la responsabilità, da comandante della imbarcazione, sarebbe stata solo mia. Se ci fosse stato un incendio a bordo tutte queste persone sarebbero morte. Non ci sarebbe stato scampo per nessuno. E io non potevo permetterlo. Hanno rischiato tutti la vita". "Io ero il responsabile della salute di tutte queste persone - racconta - Così, alle 4.30 di notte decisi di chiamare le autorità italiane per dire che stavo andando a Pozzallo, dopo avere dichiarato lo stato di emergenza. Ho informato che stavo andando a Pozzallo perché lì c'è un hotspot che si trova direttamente al porto e così i naufraghi non avrebbero dovuto prendere il pullman per essere trasferiti altrove. Ho ritenuto che fosse il porto più adeguato, da qui la decisione di dirigermi proprio a Pozzallo"."Le autorità mi hanno ribadito che era vietato entrare in acque italiane perché bisognava rispettare il decreto sicurezza, ma in quel momento non mi interessava perché c'era in corso una emergenza - spiega ancora Reisch - Come capitano non c'erano altre possibilità. Ho letto che qualche populista diceva di portarli altrove, ad esempio ad Amburgo. Ma come è possibile solo pensarlo? Sono oltre 4000 km di distanza. E' assurdo solo pensarlo. Queste persone non sanno di cosa parlano...".
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