
(Adnkronos) - "Recenti studi americani dicono che fra i due e i tre anni, età critica nello sviluppo del bambino, i più piccoli stanno dalle 15 alle 17 ore settimanali davanti allo schermo e questo tipicamente succede nelle famiglie che non hanno un reddito sufficiente per mandare il bambino all’asilo nido. L’educazione del figlio è delegata alla babysitter, alla nonna che usa la tecnologia come se fosse lo strumento più efficace per far stare tranquillo il bambino. Come Università Cattolica vorremo cercare di vedere, attraverso uno studio che faremo con colleghi americani, se effettivamente questi disturbi si verificano anche nei bambini italiani. In ogni caso conviene seguire quanto ha detto l’American Pediatric Association: evitare l’uso delle tecnologie per i bambini sotto i due anni anche se è difficile perché ne sono molto attratti". Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, ha spiegato che "i ragazzi chiedono aiuto, mancano loro dei riferimenti a cui potersi appoggiare se ci sono situazioni improprie che possono essere anche fonte di comportamenti autolesivi. Per fronteggiare il bisogno di informazione e conoscenza che spesso i ragazzi non trovano né a scuola né nelle attività extrascolastiche, noi stiamo costruendo un nuovo portale che permetta loro di accedere sempre più facilmente a un canale di comunicazione che vada incontro alla necessità di immediatezza nelle risposte". Caffo ha insistito sul tema della sessualità. "In rete oggi ci sono 100 milioni di immagini pedopornografiche, veri e propri atti criminali compiuti su bambini, che poi restano in rete e girano in vari canali. È faticoso convincere le aziende che producono tecnologia a controllare le immagini e a mettere filtri ma è necessaria una continua sinergia anche con la polizia di Stato per arginare il problema".
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