
Palermo, 24 feb. (Adnkronos) - "La gravità della situazione è tale che non si può più cedere a questa sorta di ricatto morale e rende non più differibili gli interventi necessari per porvi rimedio". A parlare, in una intervista all'Adnkronos, è il giudice per le indagini preliminari di Palermo Giuliano Castiglia, uno dei 67 firmatari della lettera-appello inviata al Presidente della Repubblica in cui i magistrati chiedono a Sergio Mattarella che sia "intrapreso il cammino per l'eliminazione dei fattori distorsivi dell’imparzialità e buon andamento della funzione di autogoverno, ripristinando la legalità delle sue dinamiche". "Sa qual è il vero problema? - dice ancora Castiglia - Il clientelismo che si è creato negli ultimi anni nella magistratura. Che ha portato alla perdita di credibilità della categoria, ecco perché ci siamo rivolti direttamente al Capo dello Stato che è anche il Presidente del Csm, il nostro organo di autogoverno. Serve un cambio di passo. Subito". Poi, il giudice palermitano non risparmia critiche neppure al vicepresidente del Csm Davide Ermini che, a suo avviso, "mette in grave imbarazzo l'istituzione consiliare" insieme "ad altri consiglieri". Tiene subito a precisare, il gip Castiglia, che è una lettera che "viene dai magistrati" e che "non è targata". "Qualcuno - spiega il magistrato - ha voluto sottolineare la presenza tra i firmatari di candidati ed eletti della lista 'Articolo 101' al Comitato direttivo centrale dell'Anm. Ma questa lettera non ha una 'targa'. E' una iniziativa di magistrati che non sono di Articolo 101 e nella quale molti dei 101 si sono inevitabilmente ritrovati perché i temi e alcuni suggerimenti della lettera sono quelli che hanno ispirato gran parte delle iniziative di Articolo 101". Sul perché abbia firmato, con altri 66 magistrati, la lettera appello a Mattarella, Castiglia replica: "Ribalterei la domanda, perché non avrei dovuto? Quale alternativa c'è oggi a una iniziativa del genere? La deriva della divisione dei magistrati in partiti, ossia l'occupazione da parte di questi partiti delle istituzioni dell'autogoverno, se mai lo è stata, ha cessato da tantissimo tempo di essere un modo di fare cultura della giurisdizione ed è divenuta un costante pericolo per l'imparzialità di tali istituzioni e in particolare per il Csm. E’ questa consapevolezza che spinge tanti magistrati a ritrovarsi insieme in iniziative come questa lettera aperta al Presidente della Repubblica".
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