
Roma, 17 ago. (Adnkronos) - "Da qualche tempo si assiste a uno strano fenomeno per cui in presenza di un’emergenza sociale si finisce per indicare nelle caserme dismesse la soluzione al problema. È successo per gli immigrati quando i centri di accoglienza erano sovraffollati, ma è successo per le residenze universitarie che mancano o per i nuclei famigliari in cerca di abitazione. Ogni volta si alza qualche politico, locale e nazionale, e pronuncia le parole magiche: utilizziamo le caserme dismesse". Così Daniela Ruffino, deputata di Azione."Si finge di non sapere o proprio si ignora - prosegue - che una caserma non diventa un carcere o una residenza universitaria nel giro di una nottata. E poi, si è stimato qual è il fabbisogno di personale una volta trasformate le caserme in stabilimenti di pena? Colpisce che a tanta superficialità non si sia sottratto una persona accorta come il ministro Carlo Nordio". "Da anni non esiste una politica penitenziaria. Si aspetta il sovraffollamento delle carceri, la tragedia dei suicidi, il personale penitenziario stressato da carichi di lavoro intollerabili, e poi tutto torna nel silenzio in attesa del prossimo dramma. Onestà vorrebbe che si dicesse una buona volta le cose come stanno: il governo, questo e quelli che lo hanno preceduto e probabilmente quelli che lo seguiranno, non è in grado di mettere in campo una seria politica penitenziaria a partire dal rispetto dei diritti umani. Diritti che includono spazi adeguati per ogni persona; assistenza medica e psichiatrica puntuale e continuativa; un aumento del personale penitenziario e un adeguamento dignitoso degli stipendi. Dal trattamento delle persone private della libertà si misura il grado di civiltà del Paese. Il progresso e la crescita non sono fatti solo di Pil", conclude Ruffino.
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