BERCHIDDA. Crescere con la sua musica, sintesi perfetta di tutto ciò che ruota intorno al jazz, vivere tra i suoi dischi e fare chilometri in auto, in treno, in aereo per sentirlo dal vivo. Fino a quando, Paolo Fresu non decide un giorno di portartelo a casa, di farlo uscire da quei dischi riposti come oggetti preziosi nel cassetto e donartelo insieme al ricordo di un'edizione del Time in Jazz straordinaria.
Il sassofonista Joshua Redman ha suonato in Sardegna, nel suo tour italiano. Erano previste tre date, due di queste sull'Isola, una a Telti in duo con il pianista Aaron Goldberg e l'altra in piazza del Popolo a Berchidda in quartetto. Scariche di adrenalina pura, camminando e correndo tra le ombre di John Coltrane, Charlie Parker, Ornette Coleman, Miles Davis, Keith Jarret ma anche i Beatles, John Mayer, e Bach. Quando Redman suona ti porta nel futuro e nel passato allo stesso tempo. ll suo ultimo lavoro "walking shadow" è straordinario. Un battito di ciglia e ti ritrovi fuori a concerto finito. Quel bis non è bastato e nemmeno il secondo, vuoi di più. Il pubblico era in visibilio e non se ne voleva andare.
Dalla fine all'inizio partendo da composizioni originali come "Disco Ears", "Come with me", "Shed",composta da Goldberg, "I'll go mine" e poi "Stardust" di Hoagy Carmichael, Barracudas di Bill Evans e per chiudere "Let it Be" dei Beatles: la serata in piazza del Popolo è stata magica. Il contrabbasso di Reuben Rogers e la batteria di Greg Hutchinson hanno creato il giusto campo di atterraggio ritmico per gli assoli di Redman e del pianista Goldberg. Quest'ultimo è un altro fuoriclasse del jazz mondiale che con il suo stile melodico fa ancor di più esplodere il quartetto.
Redman ha 44 anni e viene da San Francisco, California. In famiglia suonavano tutti dal padre ai fratelli. Joshua per anni ha vissuto all'ombra del padre Dewey che si esibiva in giro per il mondo con Keith Jarret e l'American Quartet. Dewey era stato fuori di casa per oltre vent'anni e solo dopo rincontrò il figlio Joshua a New York con il quale incise un album, Choices del 1992. Oggi Joshua Redman non deve più fare i conti con quel passato ingombrante, a scrivere la storia e il futuro del jazz, oggi c'è lui.