Energia: Descalzi lancia appello, subito meno sprechi ed economia circolare

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AdnKronos
Milano, 16 giu. (AdnKronos) - Sulla transizione energetica "dobbiamo agire ora, insieme, governi, società e grandi fondi". L'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, lancia un appello (e un allarme) sul tema dell'energia pulita, perché il tempo stringe e "non possiamo più permetterci il consumismo che si è sviluppato dal secondo dopoguerra in poi. I nove miliardi di persone che abiteranno la Terra nel 2040 - dice - non potranno consumare con lo stesso modello del miliardo di privilegiati dei Paesi sviluppati: serve un sistema che assicuri benessere ma preservi il Pianeta". Dalle pagine del quotidiano 'la Repubblica', il manager detta le priorità: "Serve entrare in un nuovo modello di conservazione dell'energia che abbia al centro l'economia circolare e dia vita a una riduzione degli sprechi e a una minore necessità di materie prime". Sono necessari, per questo, "generosità, impegno di tutti e un cambio di mentalità nei Paesi più avanzati", dove si consuma il triplo della media mondiale, "lasciandosi alle spalle una crescente scia di rifiuti". I problemi sono alle porte. "Purtroppo non siamo sulla strada giusta. Siamo lontani - afferma ancora Descalzi - dal contenere l’aumento delle temperature al di sotto del limite dei 2 gradi fissato dalla Cop21 di Parigi. Dovremmo scendere entro il 2030 dagli attuali 32 a 24 miliardi di tonnellate di Co2 che emettiamo ogni anno nell’atmosfera, ma al ritmo attuale rischiamo di salire a 34 miliardi. Secondo l’International Energy Agency, di questo passo la temperatura salirà di 2,7 gradi ed entro il 2040 avremo esaurito il limite massimo di emissioni che assicura il contenimento entro i due gradi". Il settore dell'energia ha un "compito di primo piano" nel ridurre le emissioni e in Eni "abbiamo già abbattuto la componente carbonica delle nostre attività", spiega, facendo riferimento anche alle importanti innovazioni che sarà in grado di portare il mix energetico che integrerà il gas naturale con la crescita delle rinnovabili. "Ma il sistema energetico copre solo il 60 per cento delle emissioni" e "non possiamo ragionare solo in termini di scelte che riguardano il mondo più avanzato". In particolare, i 35 Paesi dell’Ocse messi insieme raccolgono il 17% della popolazione mondiale, ma contribuiscono al 63% del Pil globale. "La disparità è evidente in Africa, dove vive il 17% della popolazione con il 3% del Pil globale, nonostante il continente abbia più riserve di petrolio e gas degli Usa e un potenziale enorme in termini di produzione solare ed eolica. Bisogna - conclude - investire in queste zone, che avranno un boom demografico".

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